Fine ottobre. Il cielo è velato mentre risalgo le colline e percorro la strada provinciale 9, in direzione contrada San Michele. Ritorno a Cupramontana, patria nota ed indiscussa del Verdicchio dei Castelli di Jesi, una visita per passeggiare tra i filari, ascoltare, annusare, assaggiare buon vino e conoscere la storia di un’azienda , Ca’ Liptra.
Ho appuntamento con uno dei soci, Roberto Alfieri.
Lo incontro davanti la cantina, un piccola casetta bianca che porta alla mia memoria i profumi d’autunno della tradizione contadina. Un’immediata e calorosa stretta di mano e un sorriso, e mentre c’inoltriamo tra i filari della vigna antistante, mi racconta della gestazione e nascita dell’azienda.
In principio nel 2008 s’incontrano, Roberto Alfieri e Giovanni Loberto, entrambi impegnati in attività enologiche ed agronomiche presso altre aziende vitivinicole nel territorio marchigiano. Nel 2010 nasce la loro prima collaborazione sperimentale e la prima annata di produzione: decidono di fare insieme il vino, supportati da una cantina
Nel 2012 nasce Ca’ Liptra, con altri due soci che si aggiungono a chiudere quello che diventerà un progetto corale : Agostino Pisani, anch’egli enologo, che insieme a Roberto e Giovanni s’impegna tra vigna e cantina, ed Antonella Traspadini, che si occupa della parte amministrativa dell’azienda.
– “Ca’ Liptra, che strano nome, ha un significato preciso?”, chiedo.
Coincidenza vuole che Ca’ (casa) e la parola Liptra racchiuda le iniziali dei cognomi dei quattro soci e che esista un omonimo termine in botanica : la caliptra, un cappuccio che protegge l’inflorescenza fino all’avvenuta fioritura. Una scelta quasi obbligata o un segno del destino? Chissà. La nostra passeggiata prosegue ed io cerco di prendere appunti e scattare qualche foto.
Tra vigna, un piccolo oliveto e una parte di seminativo gli ettari complessivi sono circa 8. Il vigneto è di circa 6,61 Ha, divisi in 9 particelle, per gran parte in località San Michele. Diverse le altitudini (tra 250 e 450 slm) ed i suoli (ricchi di argilla, sabbie, marna e gesso), come pure l’esposizione : due di queste sono qui, davanti al mio sguardo, esposti a sud- sud/est ; la terza si trova poco distante, zona San Marco, con esposizione nord.
I vitigni impiantati sono verdicchio, trebbiano, montepulciano e sangiovese.
La proprietà è in regime biologico anche se non certificato, le piante hanno un’età media di circa 40 anni. Inerbimento spontaneo e nessun trattamento, solo sovescio con favino; rame e zolfo all’occorrenza, diserbo meccanico.
Sia in vigna che in cantina si interviene al minimo per preservare nell’uva le proprie intrinseche caratteristiche che vengono poi ritrovate, oserei dire restituite, al vino. La biodiversità si respira, la annuso pure nella terreno, che raccolgo e lascio scivolare tra le dita. Quasi nell’immediato, mentre passeggiamo tra i filari, mi saltano all’occhio piante che hanno vissuto veramente tanta storia e Roberto infatti mi conferma che alcune di queste hanno circa 70 anni d’età.
In un silenzio che ha del surreale, rotto solo dal fruscio delle foglie e dal calpestio della terra sotto i nostri passi, sembra che in questo luogo il tempo si sia fermato, che la quotidianità contadina non abbia mai spezzato il suo legame con la terra e la tradizione. Dopo aver attraversato anche il secondo appezzamento, più a sud, ci fermiamo un momento ad ammirare in lontananza il mare e, nella quiete, ci godiamo la leggera brezza e il panorama che ci avvolge.
Torniamo in cantina ed iniziamo gli assaggi, partendo dalle vasche e dalle barriques per poi concludere con un paio di bottiglie, al piano di sopra.
La filosofia e il modus operandi traspare nell’immediato : sperimentare la parola d’ordine, ma con metodologie semplici che portino alla luce un’attenzione ed un’aderenza costante al territorio.
Uno stile, quello di questi 4 soci (di cui due enologi ed un agronomo) che negli ultimi due anni ha reso questa piccola realtà molto ben distinguibile nel panorama vitivinicolo territoriale.
Assaggio da due vasche di trebbiano (il futuro Caliptra 2019) e da altre due di verdicchio (Kypra 2019) con tempistiche e vinificazioni diverse: complessità aromatiche sorprendenti, dinamismo e agilità al sorso, la freschezza e la sapidità di questi vini, pur nelle variabili d’assaggio, sono elementi univoci e assolutamente caratterizzanti dello stile di vinificazione dell’azienda.
In un angolo, accatastate a riposare, le bottiglie di “ 21 San Michele”, il metodo classico che verrà poi etichettato e messo in commercio prossimamente. Per quest’ultimo la vinificazione avviene senza contatto con le bucce e la fermentazione avviene in barriques esauste di rovere francese di vari passaggi, senza controllo di temperatura; poi affinamento sulle fecce di fine fermentazione e minimo 6 mesi in bottiglia.
Ci trasferiamo su e Roberto apre una bottiglia di rosso senza etichetta che no, non è l’ Amistà (il loro IGT marche rosso) purtroppo è già finito; si tratta di un’altra sperimentazione che vuole condividere con me. Anche qui bella freschezza, in linea con lo stile dei bianchi finora assaggiati, e una beva chiaramente “gastronomica”, che incuriosisce e richiama ad un altro sorso.
Ecco, penso, mentre guidando rientro a casa: c’è vino artigiano qui.
Si ascolta il terroir, si segue l’annata e la vigna, cercando di plasmare la materia assecondando la sua vocazione. In cantina si fa sperimentazione e innovazione, ma mai prescindendo da ciò che la cultura e la tradizione hanno per secoli seminato in queste vigne
.
Cupramontana e le sue colline avranno ancora storie meravigliose da raccontarci, fatte di struttura, ma pure di fibra e di grande tensione sapida, di freschezza e di nuove intensità aromatiche. La Memoria, che pure è Tradizione di un Territorio storicamente vocato, si rinnova tramite la mano artigiana di vignaioli di talento. E già vien voglia di ritornare.
Società Agricola Ca’Liptra s.s.
Via San Michele, 21 – 60034 Cupramontana (AN)
PHONE: (+39) 3491321442
Web http://www.caliptra.it/ Mail info@caliptra.it